È uscito in Italia il 24 maggio scorso, a meno di un anno di distanza dall’uscita in Francia, il nuovo libro di Carrère, Yoga (traduzione di Lorenza Di Lella e Francesca Scala, Fabula, Adelphi, pp. 312). Ogni definizione per questo suo nuovo scritto risulta vana. Difficile classificarlo come romanzo o come saggio. Forse, prudentemente, sarebbe meglio chiamarlo memoir, o confessione di un uomo che si mette a nudo svelando la melanconia che lo ha sempre accompagnato, la depressione e il ricovero ospedaliero, i suoi amori tra cui, appunto, lo yoga; e lo scrittore, Carrère, che ci tiene sempre in bilico tra finzione e realtà pur avendo affermato che “la letteratura è il luogo in cui non si mente”. Di certo qui si ha a che fare con la metaletteratura e con una scrittura di livello sempre puntuale, fluida e appassionante che solo pochi grandi sanno consegnarci