Esce domani 4 gennaio 2023 nelle sale italiane l’attesissimo film Close del regista belga Lukas Dhont, che nel precedente Girl aveva narrato di un corpo in transizione ma dall’identità sessuale già definita. Qui, invece, si narra della speciale amicizia tra due tredicenni la cui identità, compresa quella sessuale, è in divenire.
Il film, distribuito da Lucky Red, è reduce dalla vittoria del Gran Premio della Giuria a Cannes 2022 ed è il candidato del Belgio all’Oscar 2023 per il miglior lungometraggio internazionale.
Noi di Alpassocoitempi.com lo abbiamo visto in anteprima per voi e ne siamo rimasti entusiasti e commossi.
Qui di seguito la nostra recensione
di Valeria Cudini
Impressioni e trama
A mio avviso era da tempo che non si vedeva un film così: delicato e commovente, poetico e passionale, forte e distruttivo. Il nucleo centrale di Close, da cui tutto parte, è l’amicizia particolare tra Léo e Rémy che ce la fa definire intima, esclusiva. In apertura del film, i due ragazzini vengono mostrati allo spettatore come spensierati protagonisti della fine della loro estate prima dell’inizio delle scuole superiori.
I due vivono in campagna, a strettissimo contatto con la natura e corrono liberi tra i campi della famiglia di Léo e la casa di Rémy, dove la madre di quest’ultimo si mostra sempre accogliente, dolce e in sintonia con i ragazzini. Le famiglie sono vicine e molto spesso i ragazzi dormono a casa l’uno dell’altro. Sono inseparabili insomma.
Il rapporto tra Léo e Rémy è basato sul gioco, sulla spensieratezza e la spontaneità. È fatto di sguardi, gesti e manifestazioni fisiche di libero affetto. Di complicità assoluta. Caratteristiche preziose di un’amicizia dove difficilmente può esserci spazio per altro. Assolutamente totalizzante.
Nel momento in cui i due ragazzi sono però costretti a confrontarsi con una nuova realtà, quella delle scuole superiori, avverrà un’inevitabile frattura. Per un po’ di tempo Léo e Rémy continuano a vivere la spontaneità del loro rapporto, ma ben presto si rendono conto di essere vittime degli sguardi altrui che a poco a poco diventano pressioni, domande indiscrete, supposizioni indelicate, prese in giro.
Léo manifesta quasi immediatamente un disagio per questa nuova situazione in cui, suo malgrado, viene catapultato senza aver avuto il tempo necessario per capire che cosa stia succedendo intorno a lui. La paura di essere malvisto ed escluso dagli altri suoi coetanei lo porta a reagire e ad allontanarsi progressivamente da Rémy che, intanto, diventa vittima di atti di bullismo.
Anche Rémy non capisce che cosa stia accadendo ma soprattutto non accetta l’allontanamento del suo amico Léo. Chiede spiegazioni ma non le trova.Léo – interpretato dal bravissimo Eden Dambrine -, lascia i suoi commenti agli sguardi così come farà poi anche Rémy (un altrettanto bravo Gustav De Waele).
Il nostro parere sul film
L’eccezionale interpretazione dei due giovanissimi attori sta proprio in questo: far parlare più gli occhi e le azioni che le parole stesse. Le emozioni che trapelano sono intensissime e generano nello spettatore un’empatia immediata.
Il film non risulta mai essere didascalico pur accompagnando di continuo la nostra riflessione su temi sensibili che emergono, appunto, più dal non detto che dal parlato.
La meta riflessione è questa: perché occorre dare un nome a un sentimento puro e spontaneo? Davvero dobbiamo sempre tentare di incasellare tutto? Perché i condizionamenti sociali ci impongono di etichettare un rapporto tra due ragazzi definendone una caratterizzazione sessuale precisa?
Ecco, questa e molte altre domande emergono dopo la visione di questo film che ti scuote l’anima facendoti sentire all’unisono quello che sentono i personaggi che assurgono a simboli di un’intera generazione: le emozioni fragili e forti degli adolescenti; le loro paure, la vergogna, il dolore e la continua ricerca del sé perduto e poi ritrovato in una forma nuova.
Quante cose dà e trattiene in noi questo film che merita assolutamente di essere visto!