Il nostro Alessandro Delfiore ha intervistato l’artista del riciclo della plastica Lady Be che l’anno scorso ci aveva mostrato i suoi cinque artisti preferiti per il Festival di Sanremo. Stavolta, invece, la troviamo allo Stadio Olimpico di Roma in occasione della partita Roma-Real Betis che si è svolta recentemente.
Per l’occasione Lady Be ha realizzato la sua performance in uno dei luoghi dove ama portare l’arte, ovvero dove non ci si aspetta di trovarla.
Sentiamo che cosa ha raccontato di questa esperienza così particolare oltre che dei suoi progetti futuri e del suo modo di fare arte riciclando plastica e non solo
Intervista realizzata da Alessandro Delfiore
Perché realizzare la performance durante una partita di calcio, settore storicamente lontano da quello dell’arte?
Mi piace pensare all’arte non come un settore, ma piuttosto come un incontro tra diversi settori. Io ho iniziato nel 2019, con grande successo, a portare la mia arte in luoghi non espressamente nati per l’arte – ma fruibili liberamente dal pubblico – realizzando maestose esposizioni; dalla mia personale allestita all’Aeroporto di Milano Malpensa (mostra attualmente ancora visitabile) all’esposizione nell’Università di Pavia, alla performance live al K di Düsseldorf e al Romics, alla presenza delle mie opere sostenibili a Fiumicino nell’ambito di un evento organizzato da Disney e Legambiente e nel backstage del concerto del 1° Maggio a Roma.
Quest’anno sono stata inoltre ospite su Rai 1 in prima serata al programma “Ci vuole un fiore” condotto da Francesco Gabbani, dove ho realizzato un’opera live ed esposto altri ritratti.
In tutte queste occasioni, l’arte ha incontrato il mondo della musica, della televisione, dell’università, centri commerciali, aeroporti e fiere fuori settore come incontro di un pubblico vasto e passeggero che però si è soffermato con grande interesse a contemplare l’arte inaspettata.
Quella allo Stadio Olimpico è stata una meravigliosa prosecuzione di questo grande progetto di sdoganare l’arte esposta in luoghi dove non ci si aspetta di trovarla, in modo da poter raggiungere più persone possibili e trasmettere loro il messaggio della sostenibilità.
Come si può portare la cultura del riciclo anche all’interno degli stadi in cui si producono tantissimi rifiuti?
Sicuramente coinvolgendo qualche associazione che si dedica alla raccolta del littering (sono sempre più numerose) e più artisti. Come viene fatto spesso ai concerti e sulle spiagge, si potrebbe pensare a una scultura vuota molto grande da “riempire” con i rifiuti, o un’opera che le persone possano comporre semplicemente gettando il singolo rifiuto.
Sarebbe ovviamente fondamentale che le realtà legate agli stadi e allo sport facessero la loro parte, destinando fondi a questi progetti di educazione e sensibilizzazione per la sostenibilità, come sta facendo da tempo AS Roma.
Dato che le persone si recano allo stadio per divertimento e pensando anche al target, a mio parere, la chiave è far passare la raccolta di rifiuti come un gioco, come ho fatto io con la mia arte, che tra oggetti di plastica colorata, pennarelli, bigiotteria e giocattoli, è stata una naturale prosecuzione dei giochi della mia infanzia. Rimanere bambini e sapere giocare e, allo stesso tempo, creare arte perché l’arte è qualcosa di bello, e la bellezza è sempre vincente.
I tifosi giapponesi puliscono la loro tribuna prima di andare via. Si potrebbe riuscire anche in Italia a portare questo tipo d’iniziativa?
Sì, se solo noi italiani smettessimo di avere complessi d’inferiorità verso ogni altra nazione al mondo. Dobbiamo pensare di non essere inferiori a nessuno, e anche i nostri gesti quotidiani diventeranno più consapevoli.
La tua opera andrà all’asta. A chi andrà il ricavato?
Alle scuole romane, per acquistare materiale scolastico eco-friendly e sostenibile.
Ci racconti della tua esperienza alla Biennale di Venezia?
Con molto orgoglio posso dire di essere finalmente entrata in questa realtà essendo stata selezionata direttamente dal Comune di Venezia, mediante la Fondazione Musei Civici di Venezia. Il tema della Biennale quest’anno non era facile: The milk of dreams, il latte dei sogni. Alla fine sono riuscita a far collimare la mia arte con questo tema molto bello investendo in un progetto legato al mondo del vetro e al tema a mio parere molto importante dell’allattamento, sul quale mi piacerebbe che si rompessero un po’ di tabù.
Ho portato 3 opere di misura 60 x 60 cm che sono esposte fino al 31 dicembre 2022 presso il Padiglione 29 di Forte Marghera a Venezia Mestre. Raccomando quindi a chi non ha ancora visitato la Biennale di passare a vedere questo padiglione!
Quali altre mostre sono in corso di svolgimento per quest’anno?
Oltre alla esposizione sempre visibile all’Aeroporto di Milano Malpensa, al Terminal 1, dove sono in mostra 10 opere a tema musicale, c’è attualmente in mostra a Procida, Capitale Italiana della Cultura 2022, un mio speciale omaggio a Massimo Troisi, nella splendida location di Palazzo d’Avalos. Si tratta di una mostra d’arte prodotta da Scabec, Società Italiana Beni Culturali, con il Patrocinio della Regione Campania, dal titolo Il Postino dietro le quinte – I volti di Massimo Troisi. Si può visitare fino al 6 gennaio.
Inoltre avrò diverse mostre internazionali prima della fine dell’anno. Dopo aver fatto Parigi dal 21 al 23 ottobre al Carrousel du Louvre, un prestigioso luogo espositivo posizionato sotto la piramide del Louvre; sarò a Barcellona dal 18 al 20 novembre al Meam, Museo Europeo di Arte Moderna, in occasione della IV edizione della Bienal de Arte International Barcelona. Infine, volerò a Londra per una mia esposizione presso la Galleria Espacio Gallery dal 6 al 10 dicembre.
Ci illustreresti anche le altre tue collaborazioni con esponenti della musica e per diverse aziende e marchi?
Il 17 settembre ho assistito con molto orgoglio alla consegna del ritratto che ho realizzato per la cantante Elisa in occasione del suo concerto a in Piazza dei Cavalieri a Pisa. L’opera è stata richiesta dal Comune di Pisa in occasione della mia mostra personale istituzionale Sopra le Logge, nel cuore della città. Quando l’assessore alla Cultura del Comune di Pisa, Pierpaolo Magnani, ha consegnato a Elisa il ritratto spiegandole come era fatto, lei è rimasta molto colpita dall’opera. Le è piaciuta molto e soprattutto ha ammirato con entusiasmo la tecnica e il messaggio ecologico, anche perché Elisa è molto sensibile al tema della sostenibilità. Infatti, sono stata anche invitata a un talk promosso da Elisa e Music For The Planet, Dialoghi sulla Sostenibilità al Green Village a Pisa, un evento che precedeva il concerto di Elisa nell’ambito del suo Tour Back to the Future.
Come dicevo, sono stata inoltre ospite su Rai 1 in prima serata, l’8 aprile 2022 nell’ambito del primo programma green della storia della televisione italiana. Sono stata chiamata come unica artista visuale per rappresentare il mondo green. È stato un bellissimo e innovativo show dedicato al green e in gran parte alla musica, in quanto il conduttore era proprio Francesco Gabbani, affiancato da Francesca Fialdini.
Ho eseguito ed esposto i loro 2 ritratti dietro il palco dove, durante tutta la serata, davanti alle telecamere, ho realizzato una speciale opera dedicata allo show, che rappresentava un mondo dal quale nasce un fiore. L’opera d’arte è stata svelata solo alla fine quando i conduttori mi hanno chiamata sul palco per presentarla. È stata una enorme soddisfazione e sicuramente un’occasione di grande prestigio. Soprattutto sono contenta che la televisione italiana in prima serata abbia finalmente dato spazio anche all’arte.
Da molti anni collaboro con associazioni e aziende in vari ambiti; tra le più prestigiose e recenti collaborazioni con aziende, citerei sicuramente Disney Pixar, Bottega Veneta, Ibm, Glo, Unicef.
Per la Disney, ho realizzato con la mia tecnica 4 personaggi di Toy Story 4, completati live in un evento con Legambiente, presentanti ed esposti poi alla prima del Film agli Studios a Roma, dove mi hanno chiamato anche per fare il Red Carpet. Una meravigliosa collaborazione tra arte e cinema, finalizzata alla sensibilizzazione al riciclo anche per i più piccoli.
Per il marchio Bottega Veneta ho realizzato nel 2019 il ritratto di Daniel Lee (Bottega Veneta’s former artistic director), una speciale opera d’arte di misura 300 x 100 cm realizzata interamente con il materiale di sartoria fornito dall’azienda: rocchetti, cerniere, bottoni di varie misure e sfumature, corde, nastri, pelletteria, inserti metallici, stoffe. L’opera è stata richiesta dal Ceo di Bottega Veneta per essere collocata nell’ufficio del direttore artistico.
Per IBM ho realizzato una performance live presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna, durante l’evento Think Tour di Ibm il 14 settembre 2022, a cura di Events&Exhibitions.
Ho realizzato l’opera rappresentante il Rebus Ibm, di misura 100 x 160 cm, live e in co-creation con gli ospiti. I materiali erano oggetti di plastica di riciclo, alcuni interi altri spezzettati: tappi, giocattoli, flaconi, cancelleria, bigiotteria, tubi, cavi e molto altro raccolti da scuole, spiagge, mercatini, scarti industriali, littering. Durante la performance, che ha coinvolto con molto successo ed entusiasmo che ha i visitatori della tappa romana del Think Tour, ogni partecipante incollava un oggetto all’opera, a significare che ognuno di noi può contribuire anche solo con un piccolo gesto a incentivare il riciclo e la sostenibilità ambientale.
Per il marchio Glo, nel 2021, ho realizzato un Pesce di Mozziconi. L’opera d’arte di misura 90 x 100 cm realizzata interamente con i mozziconi provenienti dal littering e raccolti da volontari è stata terminata durante l’evento dedicato alla sostenibilità al Flagship Store milanese di Glo, zona Darsena. È stato scelto il pesce come simbolo dell’inquinamento marino per valorizzare l’attenzione all’ecologia da parte di Glo, che produce sigarette elettroniche, per conto della società BAT, British American Tobacco.
Nel futuro ti piacerebbe collaborare anche con alcune realtà del calcio maschile e femminile per promuovere la cultura artistica all’interno degli stadi?
Sicuramente sarebbe interessante, visto che anche il calcio femminile è un settore in grande crescita. Inoltre, con la società AS Roma qualcosa bolle in pentola e stiamo già pensando a una collaborazione. Si tratta del nuovo stadio della Roma che secondo le indiscrezioni potrebbe potrebbe essere inaugurato nel 2027 per il centenario del club. La società giallorossa ha già presentato lo stadio di fattibilità in Campidoglio. L’impianto da 60-65mila posti nell’area di Pietralata sarà green: pannelli fotovoltaici e 3mila alberi. A mio parere non potranno mancare opere d’arte sostenibili, per incentivare all’arte e soprattutto al riciclo.
Ci racconti come nasce il tuo stile innovativo e in che cosa consiste?
Le mie opere sono innovative e sono fatte appunto con questa tecnica di mia invenzione, definita dalla critica Mosaico Contemporaneo o anche Eco-Mosaico o Mosaico 2.0.
La mia tecnica affonda le origini nella pittura classica, ho studiato al liceo artistico e all’Accademia di belle arti per poter approdare al mio stile, e nei miei studi ho passato giorni e giorni imparando a disegnare ed esercitandomi con la copia dal vero. Come la pittura classica, infatti, i miei quadri partono dal disegno realizzato a matita o a carboncino, su tavola lignea. Successivamente vado poi a “colorare” il disegno con gli oggetti e i pezzetti di plastica che utilizzo, come fossero delle pennellate di colore. La mia tecnica è definita mosaico ma quando l’ho creata nella mia mente era molto più simile alla pittura, in quanto non ho mai avuto l’impressione di “attaccare dei tasselli”, ma più che altro di “dipingere” con gli oggetti.
Sulle mie opere, è possibile vedere chiaramente oggetti come giocattoli riconoscibili a diverse generazioni (tra cui Barbie, sorpresine, mattoncini, macchinine…), tappi di bottiglie, tappi di penne, pennarelli scarichi, bottoni, cavi elettrici, tubi usati nell’edilizia, involucri vuoti di make up, bigiotteria rotta, e molti altri oggetti di plastica che provengono dalle mie raccolte sulle spiagge (mi capita di farle in solitaria ma anche con associazioni e gruppi organizzati di volontari), nelle scuole e da conoscenti e amici, che da anni conservano il materiale per me.
Gran parte del mio lavoro consiste infatti nella grande raccolta di questo materiale, passo quindi diversi giorni di incontri nelle scuole con il fine di sensibilizzare anche i più piccoli e, come mutuo aiuto, raccogliere materiale per le mie opere, giorni passati sulle spiagge a raccogliere oggetti di plastica e altri rifiuti che vengono diversamente smaltiti, visite a vari mercatini in Italia e nel mondo (o banalmente ricerche su internet), dove reperisco anche gli oggetti più particolari che poi vengono selezionati e usati nei vari soggetti in base al tema.
Frequento fiere della plastica, prendendo contatti con le aziende e periodicamente vado a visitare le industrie che si occupano di plastica e smaltimento rifiuti; spesso nasce una vera e propria collaborazione con l’azienda, che mi commissiona opere, regali aziendali o progetti artistici al fine di sensibilizzare i consumatori, oppure la collaborazione si svolge semplicemente con l’impegno, da parte delle aziende, nel recapitarmi periodicamente materiale che producono dalla plastica riciclata o che smaltiscono che verrà impiegato successivamente nelle mie opere.
In un’epoca in cui esistono così tanti materiali di scarto colorati, per me è stato naturale inventare l’eco-mosaico: è successo più di 10 anni fa.
Credo che i tempi fossero maturi, e se non l’avessi fatto io qualcun’altro avrebbe fatto la stessa cosa, naturalmente con il suo stile. Spero, nel mio piccolo, di poter contribuire alla storia del Mosaico Contemporaneo, e che questa tecnica possa un giorno entrare a far parte della cultura collettiva.
Parto certamente dal soggetto, quindi dal quadro nella sua interezza, dando però parallelamente una grande importanza alla scelta degli oggetti che userò per comporlo. Quadro che “progetto” a partire da immagini cercate da Internet, elaborando poi uno schizzo personale dove comincio a predisporre anche le tonalità del quadro e i giusti colori per esaltare quel volto. Una volta completato lo schizzo, riporto il disegno su una grande tavola, e mi dedico alla scelta degli oggetti di plastica che userò per “dipingerlo”. Amo molto l’utilizzo dei giocattoli, perché a mio parere sono gli oggetti di plastica che custodiscono più ricordi e memorie anche inconsce, come quelle legate all’infanzia. Cerco, ogni volta che realizzo un’opera, d’inserire oggetti il più possibile inerenti il soggetto rappresentato, ad esempio, mi capita di catalogare gli oggetti che trovo per tematiche (musica, animali, moda…) e poi di utilizzarle sulle opere per dare anche un valore aggiunto. Nella serie delle Barbie tumefatte, realizzata per dire No alla Violenza sulle Donne, ho utilizzato molte Barbie inserendo anche i loro capelli, per evocare la moltitudine di donne che subiscono ogni giorno violenze, e per sottolineare che le violenze vanno denunciate. L’uso del colore è assolutamente predisposto.
La materia prima si piega al soggetto che devo rappresentare, la ricerca, a volte, diventa veramente estenuante perché è difficile trovare più materiali e oggetti diversi che hanno in comune la stessa nuance di colore. Il comune denominatore di tutte le mie opere è la varietà di materie plastiche utilizzate, quindi non basta prendere un solo oggetto del colore giusto e spaccarlo in più pezzettini; i pezzettini devono provenire da oggetti diversi e quindi, piuttosto, scelgo di assemblare diversi colori, quasi “mischiandoli” alternando i pezzettini per ottenere una determinata tonalità. Per esempio, viola chiaro e nero per ottenere il viola scuro. Un misto di rosso e blu per ottenere il viola. Ma i pezzettini ovviamente non sono tubetti di colore e non si mischiano come si potrebbe pensare. È un procedimento molto difficile che richiede anni di esperienza.
Quali ostacoli hai trovato nella tua creazione? Cos’è più difficile nella vita di un’artista?
Ciò che è stato difficile nel mio caso è stato certamente iniziare, buttando giù il muro dei pregiudizi verso una giovane donna appena uscita dall’accademia. Dopo 10 anni di carriera è tutto molto più semplice, ma ogni giorno devo selezionare le proposte che arrivano, e personalmente talvolta trovo anche molto difficile dire dei no.
L’ostacolo che ho trovato è sicuramente ostilità verso il cosiddetto settore dell’arte, gallerie e musei troppo asettici o troppo inclini ad arte concettuale incomprensibile, che a mio parere creano troppa distanza con il pubblico, che poi non capisce e non apprezza l’arte. L’arte viene fatta passare come qualcosa di complicato e difficile da comprendere, a volte troppo d’élite, ed è per questo che poi trova difficoltà a inserirsi in ambiti diversi come quello televisivo, musicale e perché no, commerciale.
Con chi ti piacerebbe collaborare e che cosa ami di più del mondo dell’arte?
Come detto in precedenza, forse non del tutto esplicitamente, non amo il mondo dell’arte inteso come settore, a mio parere troppo chiuso, ma certamente amo l’arte.
Sicuramente, amo la pop art, e cito qui il pezzo di una bellissima critica del mio curatore Francesco Saverio Russo su quella che definisce la mia “Personal Pop Art”: “[…] Lady Be, ricicla; è un riciclare ben diverso dai Maestri della Pop Art, il riciclo viene fatto con oggetti popolari, oggetti di massa che tutti ben conoscono e che hanno maneggiato da piccoli o che continuano a maneggiare oggi nel ruolo di genitori, nonni o semplicemente esseri umani. Il freddo e impersonale, si trasforma nella ‘Personal Pop Art’, in personale e coinvolgente, l’osservatore è spinto a toccare l’opera d’arte per cercare di catturarne i suoi segreti, la sua più intima essenza; un’arte che viene vista e rivista perché è qualcosa di conosciuto ma nello stesso tempo ancora da scoprire.
L’arte di Lady Be è Pop perché anche qui c’è la raffigurazione di idoli o miti in cui le masse tendono a identificarsi, si pensi alla figura di Marilyn Monroe o Audrey Hepburn, di Pablo Picasso o Salvador Dalì.
La tavolozza dei colori viene sostituita da grossi contenitori di oggetti suddivisi per colori, l’artista usa i colori puri degli oggetti per la realizzazione dell’opera.
Le opere di ciascuno degli interpreti della Pop Art, spesso differiscono tra loro per pochi segni o colori, si pensi alle centinaia di opere su Mao Tse-Tung, l’occhio più attento fa fatica a trovare le differenze.
Le opere di Lady Be, anche sul medesimo soggetto, sono totalmente differenti, gli oggetti utilizzati variano e anche la loro posizione cambia da opera ad opera.
Si assiste per la prima volta a una nuova interpretazione di Pop, un’arte veramente popolare perché è il popolo inconsapevolmente a ‘consegnare’ i colori-oggetto all’artista”.
Dal punto di vista commerciale, tra le aziende, mi piacerebbe collaborare con Lego, al quale lascio così la proposta di realizzare una mia opera utilizzando esculsivamente il loro materiale (i brick ma anche le minifigures e tutti gli elementi che grazie alla loro firma diventano iconici, e rappresentano tantissimi elementi). Nell’ambito musicale, mi piacerebbe portare la mia arte al Festival di Sanremo, mentre nell’ambito dell’arte il mio più grande sogno è certamente esporre al MoMa di New York.