PIER PAOLO PASOLINI – IL GLICINE
A chiusura della Giornata mondiale della poesia, che si celebra oggi 21 marzo, vorrei proporvi la lettura di alcuni stralci di una poesia di Pier Paolo Pasolini tratta dalla raccolta poetica La religione del mio tempo (1961, Garzanti). Mi sembra particolarmente in tema con il periodo primaverile anche se, di primavera, per tutti i motivi che ben conosciamo in questo ennesimo triste momento della storia, c’è ben poco.
Credo di poter affermare con certezza che Pasolini, di cui quest’anno sono in corso le celebrazioni per il centenario della nascita, sia il degno rappresentante di questo tempo che non ha vissuto, dove un fiore rinasce in modo quasi brutale sul dolore e l’orrore di questo tempo. Pasolini in primis è stato vittima di violenza e di violenze di vario genere.
Che la natura possa darci conforto e non mostrando la sua indifferenza verso il male e il dolore che proseguono imperterriti il loro atroce cammino, ma come vero esempio di rinascita anche e soprattutto per quegli esseri umani che, come in inverno, si sono spogliati di ogni umanità mostrandoci solo il gelo dell’orrore.
Che la poesia illumini le nostre vite così buie regalandoci qualche attimo di pace
di Valeria Cudini
IL GLICINE
… e intanto era aprile,
e il glicine era qui, a rifiorire.
[…]
Prepotente, feroce
rinasci, e di colpo, in una notte, copri
un’intera parete appena alzata, il muro
principesco di un ocra
screpolato al nuovo sole che lo cuoce …
E basti tu, col tuo profumo, oscuro,
caduco rampicante, a farmi puro
di storia come un verme, come un monaco:
e non lo voglio, mi rivolto – arido
nella mia nuova rabbia,
a puntellare lo scrostato intonaco
del mio nuovo edificio.
[…]
Tu che brutale ritorni,
non ringiovanito, ma addirittura rinato,
furia della natura, dolcissima,
mi stronchi uomo già stroncato
da una serie di miserabili giorni,
ti sporgi sopra i miei riaperti abissi,
profumi vergine sul mio eclissi,
antica sensualità…