Disabilità e diritti negati

Le barriere che incontra un disabile non sono solo quelle architettoniche sono quelle mentali. Perché non si affronta il tema della sessualità dei disabili? Perché si prova compassione invece che comprensione dei loro desideri? Perché in Italia l’architettura non si adatta alle loro esigenze? Ne parliamo con la scrittrice Barbara Garlaschelli

Non occorre far retorica per parlare di diritti dei disabili. Non serve riempirsi la bocca di cose a cui forse molti di noi nemmeno credono ma sanno che forse è meglio dire. Credo che serva cervello, senso pratico e, soprattutto, empatia. Sì, sapersi mettere nei panni dell’altro è la prima cosa.

Una canzone di molti anni fa ormai diceva che “gli altri siamo noi”. Quanta verità e quanta retorica se non ci si crede veramente.

Non sta a me giudicare gli altri, anche se a volte un po’ ti viene da farlo quando vedi un totale disinteresse per chi non ha la fortuna che abbiamo noi.

Perché un disabile non può fare sesso come noi? E non perché ha una difficoltà dovuta dalla sua disabilità. O meglio non principalmente per quello. Ma perché nessuno gli facilita la strada.

Pochissimi conoscono l’OEAS ovvero la figura dell’operatore sessuale

Avete mai sentito parlare della figura dell’operatore sessuale? Probabilmente no, perché in Italia non si conosce ancora questa figura.

Il ruolo di un OEAS (operatore all’emotività, all’affettività e alla sessualità, è questo il nome tecnico della figura) è quello di dare un “supporto sentimentale, affettivo ed erotico”.

E non è, come accade spesso a chi non sa niente di tutto ciò, una prostituta che fa fare sesso a un disabile!

L’intervista a Barbara Garlaschelli su disabilità e diritti negati

Come in altre occasioni abbiamo parlato con una persona che su questi argomenti dice la sua senza troppi peli sulla lingua, come è giusto che sia. Serve coraggio e determinazione per cambiare le cose.

Abbiamo chiesto un intervento su questi temi da parte di Barbara Garlaschelli.

In tema di diritti negati ai disabili quali sono le cose che ti fanno incazzare di più?

«Una cosa che mi fa incazzare terribilmente è che il sesso dei disabili sia un argomento tabù.

E poi il fatto che i disabili non possono girare liberamente per questo Paese perché a ogni angolo c’è una barriera architettonica. In più, le barriere non sono solo fisiche ma sono anche mentali – dice Barbara -.I disabili vogliono essere visti come persone e non come persone da consolare.

Sono andata poche volte a conferenze,ma quelle volte in cui ci sono stata ho sentito cose da fare rabbrividire. Come se queste persone non fossero delle persone, con dei pensieri, con dei desideri, delle voglie ma fossero semplicemente persone da curare, anzi da tenere sedate il più possibile.Come se gli impulsi sessuali fossero una brutta cosa. Quindi il problema non si affronta mai perché le istituzioni non sanno come fare. Come è possibile che tu possa decidere della vita di un altro?Che non può vivere la sua vita sessuale perché tu non sei capace di “ambientarti” e di trovare soluzione perché questa persona possa viverla? Trovo che tutto questo sia molto grave.

In Italia non esiste la figura dell’assistente sessuale perché viene recepita come una prostituta.

Questo problema riguarda le istituzioni».

Sono stati fatti dei – seppur minimi – progressi?

«Se non altro hanno cominciato a parlarne. Adesso senti tante persone disabili che parlano, che lottano, che portano avanti battaglie. Una di queste è per esempio Valentina Tomirotti».

Perché c’è vergogna a parlare di queste cose?

«Perché siamo in un Paese cattolico.In generale quando si parla di sesso o la “buttano in vacca” e comunque è ancora un tabù. Punto».

Parliamo di barriere architettoniche…

«Sulle barriere architettoniche è un disastro totale. È una cosa da vergognarsi. Qui non c’è la volontà di cambiare le cose. Io non sono mai stata negli Stati Uniti ma mi hanno detto che anche andando nel posto più sperduto degli Stati Uniti c’è sempre un bagno per disabili.

Anni fa sono stata a Madrid ed erano anni che non prendevo la metropolitana e ho potuto girare benissimo. C’è sempre l’ascensore. Ho girato quattro giorni sempre senza prendere mai il taxi, mi sentivo così libera! Qui non è possibile. A Piacenza, a casa mia, ogni volta che esco torno che ho la cervicale. Roma non ne parliamo nemmeno.Sono andata in Salento e c’erano molto meno barriere architettoniche.

È la volontà che muove tutto. Dicono che non ci sono i soldi, ma hanno rubato su tutto…non capiscono. È un Paese governato da gente miope da molti e molti anni.

Siamo un popolo che non ha memoria, che ha buttato via lotte che sono state fatte, dei diritti dei lavoratori che adesso non ci sono più».

Post Author: Valeria Cudini

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