Se ne è andato stanotte un’altra icona del calcio: il mitico Paolo Rossi, il goleador dell’Italia Campione del mondo dell’82, l’eroe gentile che tutti noi ricorderemo sempre per aver portato l’Italia sul tetto del mondo. Se lo è portato via un tumore ai polmoni per il quale, come ha raccontato la moglie, ha sempre combattuto, finché ne è stato capace. Questa volta non ha vinto e oggi l’Italia intera lo piange.
Pablito per noi sei e sarai sempre l’icona dei Mondiali dell’82 scolpiti nella nostra memoria. Sei stato un uomo buono, generoso e per noi sei e sarai sempre un vincente, vivo e brillante nella nostra memoria. Qui il ricordo della nostra Francesca
di Francesca Ratti
“… Paolo Rossi era un ragazzo come noi…” cantava Antonello Venditti, nella splendida Giulio Cesare.
Ed era vero, così lo sentivamo noi che lo amavamo, uno di noi.
Era l’anno dei Mondiali, quelli dell’82, avevo dieci anni e quella sera davanti alla tv, come milioni di italiani, mi ritrovai a gioire e a provare ammirazione per quel ragazzo di ventisei anni che stava portando l’Italia sul tetto del mondo.
L’eroe dell’Italia Campione del Mondo 1982
Quell’estate dell’82 quando Nando Martellini urlò per tre volte “Campioni del mondo, Campioni del mondo, Campioni del mondo”, tutto il popolo italiano scese nelle piazze a festeggiare, perfino il presidente Pertini, volato a Madrid per la finale, esultò festante in tribuna d’onore accanto al re Juan Carlos di Spagna. La grande impresa era compiuta.
L’eroe dell’Italia Campione del Mondo ’82 era lui, Paolo Rossi, “il ragazzo come noi”, il centravanti da area di rigore con il fiuto del gol, quello che batté il Brasile di Zico, l’Argentina di Maradona, la Polonia di Boniek e in finale annichilì la Germania di Rummenigge.
Lui, “Pablito”, che fece grande l’Italia di Zoff e Bearzot, venendo da una squalifica per calcio scommesse e da un brutto inizio di Mondiale, ribaltando il pronostico già scritto, rifilando tre gol al Brasile, due alla Polonia e uno alla Germania.
Vincitore del Mondiale, del “Pallone d’oro” e capocannoniere
Rossi, che è stato il primo giocatore, poi eguagliato da Ronaldo, a vincere nello stesso anno il Mondiale, il titolo di capocannoniere e il Pallone d’Oro, detenendo, insieme a Vieri e Baggio, il record azzurro di goal ai Mondiali con 9 reti.
È morto nella notte Paolo Rossi, stroncato a sessantaquattro anni da un tumore ai polmoni, lasciando la moglie Federica, i tre figli, Sofia Elena, Maria Vittoria e Alessandro, il mondo del calcio italiano e internazionale e gli italiani tutti, sgomenti.
Dal Vicenza alla Juve del Trap con all’attivo due scudetti, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Uefa e una Coppa dei Campioni
Nato a Prato il 23 settembre 1956, Rossi iniziò la sua carriera nel Vicenza dove vinse il campionato di Serie B divenendo capocannoniere, passando al Perugia e poi alla Juventus di Giovanni Trapattoni con cui vinse due scudetti, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Uefa e una Coppa dei Campioni.
In seguito andò al Milan, in una sfortunata stagione, chiudendo poi la sua carriera calcistica a Verona e aprendo di fatto la sua seconda vita come commentatore sportivo e opinionista per Mediaset e RAI.
Se ne è andato oggi “il ragazzo come noi”, e a me non resta che ringraziarlo.
Ringraziarlo per quella irripetibile estate, per quella fenomenale tripletta, per quella maestosa cavalcata che ci ha portato a diventare Campioni, per le esaltanti emozioni di me bambina che assaporava la magia delle sue splendide giocate.
Ringraziarlo per avermi insegnato che i sogni, se ci credi veramente e ti impegni allo spasimo, si realizzano.
Grazie Pablito, mi mancherai!