È stato pubblicato a fine ottobre da Contrasto, il volume Un tempo, un luogo. Racconti di fotografia (pagine 192, euro 22) a cura di Alessandra Mauro, nuovo titolo della collana In parole. Qui una presentazione del volume della nostra Francesca
di Francesca Ratti
Si tratta di un’antologia nella quale sono raccolte undici storie di altrettanti autori, quali Italo Calvino, Luigi Capuana, Lewis Carroll, Raymond Carver, Arthur Conan Doyle, Julio Cortázar, Daphne Du Maurier, Antonio Tabucchi, Michael Tournier, Eudora Welty e Virginia Woolf, che hanno come pretesto per una trama narrativa la fotografia.
I testi di questi famosissimi autori sono presentati all’interno dell’opera in ordine cronologico iniziando da un arguto “esercizio di stile” di Lewis Carroll datato 1855 e concludendosi con uno scritto fulminante di Antonio Tabucchi del 2011, in cui l’autore trae ispirazione da una delle più celebri immagini della storia della fotografia e primo falso fotografico: il famoso Autoritratto in posa da annegato di Hippolyte Bayard del 1840. L’immagine ispira a Tabucchi la scrittura di una lettera che lo stesso fotografo avrebbe potuto scrivere in quell’anno particolare e feroce in cui, attorno alla nascita della fotografia e al suo brevetto, si decise la diffusione di un nuovo e differente linguaggio.
Quali suggestioni può creare la fotografia a uno scrittore?
In ogni racconto viene, infatti, sviscerata una delle possibili suggestioni che la fotografia può suscitare, compiendo in questo modo una sorta di percorso cronologico e tematico che si snoda dal primo all’ultimo testo dell’antologia.
La fotografia, infatti, ha, fin dalla sua nascita, rappresentato una fascinazione per molti scrittori.
Alcuni si sono cimentati direttamente fotografando, mentre la maggioranza ne ha assaporato il fascino misterioso e ambiguo trasponendolo nella scrittura.
Un ruolo diverso per ogni autore: da simulacro d’amore a indizio per un’indagine
La fotografia assume, in questa raccolta di racconti, sfumature e ruoli diversi a seconda della visione che ogni scrittore possiede.
Nel testo di Luigi Capuana, l’immagine fotografica rappresenta il simulacro di un amore ormai passato che sfuggendo al controllo sfocia in gelosia; nel racconto di Arthur Conan Doyle è l’indizio del colpevole nella prima indagine di Sherlock Holmes.
La fotografia diviene gioco di parole in un’acuta e spassosa riflessione di Lewis Carroll; nel racconto di Virginia Woolf si fa affresco dettagliato di una delle ritrattiste più famose di sempre: la celebre prozia fotografa Julia Margaret Cameron.
Nello scritto di Daphne Du Maurier assurge al ruolo di protagonista della storia nella figura del piccolo fotografo di paese, e nel più famoso fotografo del testo di Julio Cortázar ispiratore di Blow Up.
L’immagine fotografica è poi protagonista di un breve e fulminante apologo scritto nell’inconfondibile stile secco e asciutto di Raymond Carver, mentre diviene riflessione su se stessa nel racconto di Italo Calvino.
L’antologia si conclude con uno scritto di Eudora Welty in cui la fotografia viene utilizzata come strumento d’indagine e di racconto insieme alla scrittura, e con il racconto di Antonio Tabucchi in cui diviene gioco letterario: la lettera, appunto, che lo scrittore immagina scritta da Hippolyte Bayard, uno degli inventori della cosiddetta “stampa positiva diretta”.
Se come me amate la fotografia, e soprattutto la capacità che possiedono i grandi scrittori di restituire attraverso le parole il fascino delle immagini, non potete assolutamente perdere questo intenso e sorprendente testo. Buona lettura!