Una vita sul palco fino all’ultimo. Se ne va la nostra “signorina snob”, pioniera della comicità femminile, artista a tutto tondo: attrice di cinema, teatro, televisione, regista, scrittrice. Esempio di buongusto ed educazione. Perché la vera comicità è fatta d’ironia sottile, intelligente, tutto il contrario della volgarità
Di Francesca Ratti
Il mio primo incontro con la genialità di Franca Valeri lo devo ai miei genitori.
Avrò avuto quattro o cinque anni, quando si divertivano nel raccontarmi uno spassoso aneddoto riguardante il loro primo appuntamento: erano andati al cinema a vedere Il vedovo, il film di Dino Risi del’59 che vedeva proprio Franca Valeri e Alberto Sordi come protagonisti.
Non proprio di buon auspicio per un primo appuntamento hanno pensato all’epoca. Invece quella pellicola ha portato loro fortuna: sono rimasti sposati per 55 anni.
Sono stata simpaticamente colpita dall’episodio e dal racconto del film, e da quel momento “cretinetti” è diventato un mantra familiare.
Ci ha lasciato il 9 agosto dopo aver compiuto 100 anni il 31 luglio scorso la signora Valeri, e da quel momento siamo diventati tutti un po’ più poveri.
Non avremo più la possibilità di gioire godendoci la raffinata e pungente ironia di questa eclettica donna, classe 1920, milanese di nascita ma romana d’adozione, la prima attrice-autrice italiana che ha scritto i propri testi.
Valeri ha creato dei personaggi femminili che assurgono al ruolo di vere e proprie maschere: la signorina snob, ispirata ai salotti mondani milanesi degli anni Quaranta, la Sora Cecioni, la massaia romana coi bigodini eternamente al telefono con “mammà”.
Attraverso i suoi personaggi la Valeri diviene acuta osservatrice della fenomenologia di costume, ritrae generazioni, inserisce le sorti individuali in contesti politici, suscita risate e riflessioni anticonformiste utilizzando temi e personaggi assolutamente conformisti.
Non ne potremo più apprezzare la profonda e sofisticata conoscenza della lingua italiana che facevano di lei una letterata al servizio di spettacoli quali La bruttina stagionata e Il cambio dei cavalli e di libri di enorme diffusione, tra i quali ricordiamo l’autobiografia Bugiarda no, Reticente e la commedia Non tutto è risolto pubblicati da Einaudi.
Non potremo più neppure perderci nel suono della sua voce.
Voce la cui particolarità deve molto a Giorgio Strehler, Sergio Tofano e alla gavetta meravigliosa e libera del Teatro dei Gobbi, il cabaret intellettuale portato anche a Parigi, che Valeri ha condiviso negli anni Cinquanta con Vittorio Caprioli, suo futuro marito, Alberto Bonucci, Luciano Salce. Ci mancherà questa talentuosa donna che è stata, e sarà di ispirazione per le nuove generazioni di attrici e autrici, questa ingegnosa donna che ha fatto suo il motto la comicità non è un dono di natura, è un lavoro del cervello insegnandoci che per essere una grande professionista ci vogliono impegno e dedizione.