Come faremo noi che abbiamo vissuto San Siro molto oltre il calcio, come un luogo dell’anima, dell’infanzia e dell’adolescenza? Chi ci restituirà quell’emozione?
Di Francesca Ratti
Parafrasando una celebre canzone di Alberto Fortis di fine anni Ottanta, Milano e Vincenzo, potremmo cantare Milano e San Siro.
Sì, perché San Siro è Milano e Milano è San Siro.
Intitolato a Giuseppe Meazza nel 1980
Lo stadio, situato nell’omonimo quartiere milanese, ospita le partite casalinghe di Milan e Inter e mantiene questa denominazione dal 1926 – anno della sua costruzione -al 1980 quando viene intitolato a Giuseppe Meazza, grande giocatore dell’Inter – che gioca per due stagioni anche in rossonero -, deceduto l’anno precedente.
Nell’immaginario collettivo, però, rimane per sempre cristallizzato come San Siro.
Nonostante sia impossibile pensare a Milano senza un pezzo della sua storia, della sua vita, dovremo abituarci all’idea che lo stadio verrà abbattuto.
Secondo quanto espresso dalla Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale della Lombardia, infatti,“ San Siro non presenta alcun interesse culturale” e conseguentemente può esser demolito. In risposta alla richiesta del sindaco Beppe Sala e della giunta comunale, la Commissione ha spiegato che lo stadio non va tutelato perché “trattasi, allo stato attuale, di un manufatto architettonico in cui la persistenza dello stadio originario del 1925-26 e dell’ampliamento del 1937-39 risultano del tutto residuali rispetto ai successivi interventi di adeguamento realizzati nella seconda metà del Novecento” e perciò non sottoposti alle disposizioni di tutela del patrimonio avendo gli stessi meno di settant’anni.
Via libera allo smantellamento e alla costruzione di un nuovo stadio
Questa decisione dà così il via libera definitivo al progetto presentato da Milan e Inter per la realizzazione di un nuovo stadio nell’area in cui orasi erge il Meazza (a soli 100 metri di distanza) e alla trasformazione del quartiere stesso. La superficie su cui ora sorge il campo da gioco diverrà un parco/centro sportivo aperto al pubblico, attorno verranno creati spazi ricreativi, un albergo e un centro commerciale. Una parte del vecchio San Siro (una curva e una parte di tribuna) verrà preservata come simbolo storico dell’impianto che ha visto Milan e Inter conquistare ben 10 Coppe dei Campioni.
Ma una curva e una parte di tribuna basteranno a contenere tutti i nostri ricordi?
Non credo.
Come si può dimenticare il primo derby a sette anni, con mio padre che sorrideva felice di avere una figlia appassionata di calcio come lui, anche se tifava Milan. Come si può dimenticare la vittoria della prima Champions nel 1988/89 dell’epico Milandi Sacchi. Come si possono dimenticare i concerti visti: Bruce Springsteen, Ligabue, Depeche Mode, Pearl Jam e quelli leggendari sentiti raccontare, Bob Marley, David Bowie.
Certo, ci sarà un altro stadio lì vicino. Ci saranno altre partite, altre Champions da festeggiare, altre sconfitte amare. Ci saranno altri concerti, altre canzoni da urlare contro il cielo, ma per chi come me ha vissuto quegli anni magici, anni felici fatti di gioventù e spensieratezza, non sarà mai più la stessa cosa.
“Luci a San Siro non ne accenderanno più” come dice la meravigliosa canzone di Roberto Vecchioni.